martedì 29 novembre 2011

Per chi è in attesa

Solo chi ha vissuto l'attesa, può capire cosa vuol dire.
Una vita non vita questa è l'attesa,
un'angoscia perenne
un sorriso sulle labbra con la tristezza dentro,
un non pensare, ed invece puntualmente
ogni tanto quel pensiero si fa strada
e rimbomba nella tua mente.
Giorni tutti uguali, pieni di speranze
che alla sera perdi, un altro giorno passato.
Il tempo passa e tu quel tempo
non ne hai molto.
Sei un naufrago aggrappato ad un pezzo di legno
in un mare in tempesta,
ma non mollare mai quel legno che ti tiene a galla,
nemmeno quando pensi di non farcela più;
allora stringi i denti e stringi ancora di più il legno.
Il cielo è sempre più buio, il mare si agita sempre più,
ma proprio allora.......
squilla il telefono, il cuore batte come un tamburo impazzito
la paura ti prende alla gola,
tremi come una foglia
il viaggio in ospedale....
guardi
come se fosse l'ultima volta il paesaggio
che ti circonda.
Poi tutto è una corsa, gli esami, la tak, è tutto pronto
allora pensi al tuo angelo
e cominci a ringraziarlo,
il buio non c'è più è spuntato l'arcobaleno, il mare è calmo.
ora dormi, ti svegli pieno di tubi e fili, sorridi
stavolta il sorriso è vero
il più è fatto, il tuo angelo è dentro te
e non ti abbandonera più.
La vita riprende a scorrere nel tuo corpo.
( Luciana Favuzzi)
.

Mariarosaria Gallo.... la mia storia


Eravamo nel settembre del 75’ . Io appena 13enne.
Quella sera mi addormentai con il futuro negli occhi e la voglia di vita.
Quella che tutte le adolescenti sognano e progettano.
Al risveglio mi sentì avvolta da uno strano malessere.
Mia madre fu la prima a vedermi in quelle condizioni.
Ero tutta gonfia. Dal viso ai piedi.
Subito il medico di famiglia ordino il ricovero.
Era uno dei primi.
Da li in poi  la mia vita fu condizionata da numerosi mesi trascorsi in ospedale.
Una dottoressa avvolta nel suo camice bianco mi avvicinò .
La diagnosi  fu un verdetto per la mia giovane età:Glomerulonefrite con sclerosi focale.
La mia vita cambiò direzione ..
Da ragazzina sana,allegra e solare,mi vidi catapultata nel mondo della malattia.
Del dolore fisico e mentale.
Fui costretta alla violenza di terapie come il cortisone,che alteravano il mio aspetto fisico.
La  mia immagine fu portata via.
Per anni non mi volli accettare .
Avevo imparato  a convivere con la malattia .
Tra controlli ospedalieri,farmaci e biopsie,tutto divenne parte integrante  del mio modo di vivere!
Privata dell’innocenza dell’età,trafitta da aghi e da occhiate spesso indiscrete,vivevo la mia vita piena di domande senza risposte.
Estate del 81. Avverto nella  notte  un senso di soffocamento.
Non riesco a respirare .
Nemmeno l’aria fresca della notte mi permetteva far entrare aria nei miei polmoni.
Dopo qualche ora,mi trasportarono in un grande ospedale della città.
Entrai in coma uremico.
Ricordo che al risveglio mi trovai in una sala operatoria.
Mio corpo su un lettino gelido , rigido senza alcun cuscino.
Mi  spalmarono  un liquido marrone .
Mi stavano preparando per la dialisi,tagliando il mio braccio per confezionar la fistola per la dialisi.
Un  nefrologo,mi spiego che la gravità delle mie condizioni non lasciava spazi alla speranza.
Gli indicatori della perdita definitiva della funzione renale erano chiari irrimediabilmente .
Mi aspettava la dialisi. L’appuntamento con lei ,tre volte alla settimana era tassativo…..
In quel momento, sentivo la mia vita sbriciolarsi tra le mani.
Bussai alla porta del futuro. Lo supplicai ma lui girò il suo volto triste dall’altra parte.
Mi si negava una vita  “ normale “.
Mi presentò un'altra fatta di sedute dialitiche, dove avrei affidato la mia sopravivenza a un rene artificiale!
Fu difficile appena 18enne, sentirmi inabile in ogni mia azione.
Mi mancava la libertà . La normalità. La voglia di poter scegliere il mio tempo senza essere condizionata da turni dialisi o malori improvvisi.
Mia madre vedendo che ogni giorno mi spegnevo dentro, decise di donarmi suo rene.
Andammo a Lione (F) per fare la tipizzazione, ma l’esito fu negativo.
Mamma era portatrice di un problema vascolare che serrava la porta della donazione.
Ultima chance restò quello del trapianto da cadavere.
Dopo otto lunghi anni di dialisi, dove vidi passare estati e primavere cercando di raccogliere spiccioli di felicità, lunghi autunni e gelidi inverni,
 una  notte del 21Maggio del 88,arrivo una telefonata da Lione .
C’era un rene disponibile per me.
Si spalancarono le porte della mia vita.
Questa volta il liquido marrone che mi spalmavano sul mio corpo ,la luce intensa della lampada che illuminava la sala ,
 cosi vicino al mio martirizzato corpo paradossalmente sembravano come se fossero avvolti di buon augurante simpatia .
E il  trapianto andò a buon fine.
Passarono  2 anni dal trapianto e mi sposai con un ragazzo che avevo conosciuto 4 anni prima .
Nel 91 nacque il nostro primo bambino .
Etienne fu il nome scelto per lui, in ricordo del mio giovane donatore che proveniva da S. Etienne. 
E dopo quattro anni ancora , nacque Emanuela.
Nel 2002 il rene donatomi aveva compiuto il suo percorso. Sono costretta alla dialisi di nuovo.
Questo ritorno in dialisi, fu più drammatico della prima volta .
Firenze 2004 . Ospedale Careggi.
 Vengo trapiantata per la seconda volta.
Oggi sto bene. !
Con la donazione io sono rinata e due vite sono nate .
I miei donatori? Sono parte di me .
Attraverso i miei figli, il loro ricordo, vivrà per sempre.
Mariarosaria Gallo.
Mariarosaria Gallo.