domenica 31 luglio 2011

L'ATTESA

Un altro giorno inizia,
 ringrazio Dio
che mi da la possibilità
di viverlo.
Mi alzo da letto, vado in bagno,
mi lavo, mi guardo allo specchio
e sorrido.....
ho dei capelli bianchi
dovrei farmi la tinta,
ma non ne ho molta voglia,
poi mi dico su Luciana
non trascurarti.
Vado in cucina,
preparo la colazione,
chiamo Carlo,
Leo (il mio cane) mi segue
come un'ombra e scondinzola;
 si sveglia Stefania
e solare come la
maggior parte dei giorni
mi dice: ciao mamma tutto bene?
Sfoderando il suo bellissimo
sorriso
eh si è proprio bella
specialmente quando sorride.
Leo va verso la porta
e porta il suo guinzaglio
vuole andare giù,
scoppiamo a ridere
e lui ci guarda
spostando la testa da un lato,
come volesse dirci: ma cosa c'è da ridere?
Suonano al portone
è arrivata mia madre
entra sorridendo anche lei,
per fortuna non ha più
la faccia addolorata
che aveva all'inizio
della mia malattia, anche se so,
che a casa sua prega per me
e il suo pensiero
è sempre rivolto a me.
Comincia a muoversi
come una saetta
la guardo e penso
" Che strana la vita,
lei ha 76 anni e mi accudisce
ancora come fossi una bambina,
quando dovrei essere io
ad aiutare lei
nelle pulizie della casa".
Squilla il telefono
il mio cuore batte forte,
come un allarme impazzito
 e se fosse l'ospedale?
Rispondo con paura,
ma anche con tanta speranza,
no è mia zia
sorrido.
 Il giorno corre come sempre e monotono
ormai i giorni sono tutti uguali
come i granelli di un rosario.
Arriva la sera...
la cena, la tv e a letto,
sorrido ancora non ho mai riposato
tanto in vita mia
come da 2 anni a questa parte.
Prima di addormentarmi
 ringrazio gli angeli donatori
 e spero con tutto il cuore
 che per qualcuno
 sia arrivata la famosa telefonata.
Poi dico a me stessa
che arriverà il mio di angelo,
ora non è ancora il momento
e mi addormento
con un sorriso e una speranza.
Vivere nell'attesa
non è facile,
ma se impariamo a convivere
con l'attesa
tutto ci sembrerà più bello
e meno doloroso,
perciò amici miei
sorridete alla vita
 e prendete sotto braccio l'attesa
come fosse una cara amica
 perchè prima o poi
anche il vostro angelo
arriverà e vi farà volare
verso la vita.

( Luciana Favuzzi)

sabato 30 luglio 2011

La storia di Paola

Ciao a tutti  mi chiamo Paola e sono di Castellammare di stabia (na).
A 21 anni mi sono sposata per crearmi presto una famiglia….a 22 e mezzo avevo la mia prima figlia  Ida,e dalla gravidanza che e’ iniziato tutto,perche’ i medici pensavano ad una gestosi , invece no. Perche’ dopo partorito ,la mia vita e’ stata divisa tra famiglia ed ospedali.Poi  scoprirono la causa e che i miei reni ormai andati   era stata una mononucleosi da piccola….A 30 anni sono stata sottoposta a trattamento dialitico…..(ringraziando Dio x l’esistenza di quelle macchine e continuare a vivere la mia vita).Io non mi sono mai arresa e dopo 4 anni di dialisi il mio buon Dio mi dono un secondo figlio Emanuele,anke se dovevo fare dialisi tutti i giorni ero troppo felice x pensare ad altro….e ne parlarono anke i giornali locali x dare speranza ad altre persone ,perche’ nella malattia si perde di vista la normalita’ ,anke se non sempre e’ facile ma avere la forza di vivere la propria quotidaneita’ e bellissimo…..E finalmente dopo 7 anni di dialisi e’ arrivato il trapianto …Oggi dopo 3 anni dal trapianto dico grazie a quanti credono e alle famiglie ke in un momento tragico della loro vita pensano anke alle nostre vite…..grazie di cuore e grazie ai nostri angeli.

venerdì 29 luglio 2011

La storia di Fabio

 
Quando vieni al mondo, La Vita è: ...Gioia
Quando cresci, La Vita è: ...Speranza
Quando raggiungi la meta, La Vita è: ...Certezza
Quando arriva la malattia, La Vita è: ...Sconforto
Quando la combatti, La Vita è: ...Delusione Quando non ce la fai più, La Vita è: ...Fede
Quando sei alla fine, La vita è: ...
Padre Pio Quando torna la luce, La Vita è: ...Padre Pio Quando preghi Padre Pio: ...La Vita è....
 Mi chiamo Bernardeschi Fabio e ho fatto il Trapianto di Cuore il 10 luglio 2000
questa poesia l'ho scritta mentre ero da solo nella stanza e, ripensavo a quello che avevo passato e al trapianto effettuato alcuni giorni prima.
Credo che quello che ho scritto, riassumi la vita vissuta.
 Ma c'è una cosa che vorrei dire a TUTTI:

                                                    LA  VITA  E'...      DONARE ...   DONARE...   DONARE...
                                                           DONARE  E'  VITA....
autorizzo a pubblicare tutto, Grazie

lunedì 25 luglio 2011

La storia di Sabrina


Nell’estate del 1983 ero una piccola bambina di 6 anni, ricordo molto bene quel periodo poiché iniziarono a farsi sentire i primi sintomi della mia malattia. Ero sempre stanca, avevo mal di gola e appena bevevo andavo subito in bagno. Sono stata ricoverata in ospedale per molto tempo ma nessuno capiva quello che mi stava accadendo finché nel dicembre sempre del 1983 mi venne una forte broncopolmonite e mi ricoverarono di nuovo. Ricordo che mi fecero un’infinità di flebo ed alla vigilia di Natale, il giorno più brutto della mia vita scoprirono  la mia malattia ( insufficienza renale cronica in fase terminale ) anche se era ormai troppo tardi. Me ne stavo andando in Paradiso ma e forse proprio quella notte Gesù bambino fece il miracolo permettendomi di continuare a vivere . E così iniziai a fare la dialisi, ero la più piccola di tutti e i primi mesi piangevo in continuazione quando gli infermieri dovevano inserire i due aghi nella fistola ( una grossa vena all’avambraccio ) 
Andavo a Milano tre volte la settimana per sottopormi a dialisi poiché qui a Bergamo i bambini non venivano accettati. A causa di questa mia “malattia” non frequentai la scuola dalla prima alla terza elementare anche se successivamente sono sempre stata promossa .
Ancora ricordo che dopo pochi mesi dall’inizio della dialisi, avevo iniziato a non mangiare più e così fui ricoverata altri tre mesi a Milano dove i medici mi davano molte flebo di acqua zuccherata per farmi vivere.
Ricorderò per tutta la vita il primario che ogni giorno mi diceva:” Se vuoi andare a casa a giocare devi mangiare se no i tuoi giocattoli e la tua bambolina piange”
Con il trascorrere del tempo iniziai pian piano a mangiare e dopo un paio di mesi tornai a casa.
Successivamente mi chiamarono due volte per il trapianto ma in entrambi i casi avevo l’influenza e quindi non era possibile effettuarlo.
 Il 23 marzo 1986 era una domenica e quella sera, con tutta la mia famiglia, ero andata a festeggiare il compleanno di mio nonno. Appena giunta a casa suonò il telefono : rispose mia mamma alla quale dissero che a Parigi c’era un rene che mi aspettava. Ero felicissima poiché mi avevano spiegato un po’ cos’era il trapianto ed i benefici che avrei avuto dopo. Non vi dico l’agitazione di quella sera...
Siamo partiti alla volta di Milano dove mi hanno fatto la dialisi e poi con l’aereo militare messo a disposizione per questi casi urgenti, mi hanno portata a Parigi all’Hospital Necker. Una volta giunta, i medici mi fecero diversi esami fino a che, alle 15.00 del 24 Marzo sono entrata in sala operatoria per poi uscirne alle ore 21.00 dopo ben 6 ore.
Quando veniva mia mamma a trovarmi, vestita con camice, cuffia, copri-scarpe e mascherina ero molto contenta  che dalla gioia mi mettevo sempre a piangere...
Una volta uscita dalla camera sterile mi hanno portata in un altro reparto con altre due bambine..
Dopo circa tre mesi tornai di nuovo a casa. La felicità che ho provato in quel momento è inspiegabile anche se qualche settimana più tardi fui di nuovo ricoverata a Milano per un breve periodo. Ricordo quando sono venuti a trovarmi mia sorella  e mio fratello il quale il quale mi ha portato il suo cappello da alpino: che gioia!
Seguirono 4 anni molto tranquilli dopo di che ho ricominciato ad avere problemi a causa delle medicine che prendevo…

 Dopo un periodo di buona salute, nel 1995  dopo 9 anni di trapianto ho ricominciato la dialisi.
Facevo la dialisi peritoneale
Io avevo la macchina a casa , mi preparavo tutto poi mi attaccavo la sera quando andavo a dormire , per circa 10 ore il liquido entrava, rimaneva 15 minuti per poi uscirne andando a finire in un bidone.

E’ stato il periodo più difficile perché erano accadute troppe cose negative insieme che mi avevano fatto capire per la prima volta che stavo crescendo ma che la mia vita doveva fare i conti con il mio stato di salute.
Seguirono anni di grande sofferenza e disturbi fisici di ogni genere.
persi  fino a 10 kg di peso!
Ma…

Proprio nel giorno di gennaio 1999 quando   avvenne l’eclissi di luna giunse a casa una telefonata : era Barbara  , l’infermiera della dialisi peritoneale la quale mi riferì che era arrivato un rene  e lo stavano esaminando per verificare se ero idonea  ... dovevo attendere ancora la chiamata del medico per la conferma definitiva che quel rene era funzionante. E fortunatamente la telefonata arrivò: non ci sono parole per descrivere la gioia, l’emozione, vi posso dire che fino a quando non mi sono trovata in sala operatoria non riuscivo a crederci ed ora sono qua a raccontarvelo .

 Purtroppo so che molte persone in dialisi, molti miei amici stanno ancora aspettando e spero che anche per loro arrivi il momento del trapianto perchè ne hanno bisogno.
Sabrina

martedì 19 luglio 2011

L’Amore di Antonietta.

Vorrei raccontare la storia di mia sorella Andy come la chiamavo io amorevolmente.

Era giorno 10 ottobre 2006 mattina, suona il telefono, era mia sorella che mi comunica di essere
passata in ospedale per il ritiro della risonanza di controllo che aveva fatto. La sua voce era serena ma
il sangue mi gelò nelle vene perché una sensazione forte assalì il mio corpo. Mi disse che secondo lei la
sua patologia (astrocitoma) era peggiorata . Leggendomi telefonicamente il referto medico capì subito
che era il momento di prepararci al peggio. Volle parlare di quando lei non ci sarebbe più stata, voleva
farmi promettere che mi sarei presa cura io delle sue due figlie di 3 e di 9 anni. Non potevo fare questa
promessa perché avevano un padre e non era giusto separare le bambine da lui e poi non me l’avrebbe mai
permesso. Non potevo piangere al telefono lei non voleva che ci disperassimo poiché il suo pensiero era
quello che tutti dobbiamo morire e tutti lasceremo questa terra, a lei era toccato di lasciarla a solo 34 anni
ed era pronta ad accettarla. Il giorno dopo mi arriva la telefonata da mio cognato che in modo sereno mi
comunica che mia sorella era stata portata in ospedale perché non si era sentita bene. Aspetto notizie più
chiare fino a notte fonda per partire, ancora una volta toccava a me comunicare ai miei genitori la notizia di
tenersi pronti a partire. Finalmente la notizia che lei stava bene e che si era ripresa nulla da preoccuparsi.

12 Ottobre 2006 ore 07:00

Squilla il telefono, la frase preparatoria: Non so cosa è successo a tua sorella ci sono un sacco di medici
intorno a lei, ti faccio sapere più tardi.

Ore 07:30 ancora il telefono che squilla.

‘’Antonietta non c’è più’’. In un secondo come in un film ho ripercorso la vita insieme con lei, sentì per
un attimo il cuore fermarsi e con un urlo disumano capì che lei non c’èra più che non l’avrei più rivista e
sentita, ero rimasta senza mia sorella. Non riuscendo più a parlare riagganciai il telefono . Ora era ancora
più dura della volta scorsa che comunicai ai miei genitori che la loro figlia aveva un tumore celebrale.
Ora dovevo comunicare che la loro figlia era volata in cielo con un bel paio d’ali dorate. Ho capito che
un genitore percepisce subito quando il proprio figlio passa un pericolo, infatti piangendo dissi a mio
padre :dov’è mamma? Avevano capito tutto, ora lei non c’èra più. Il mio cuore non sentiva il distacco
completo una voce in fondo al cuore mi sussurrava che lei era ancora viva. Ritelefonai a mio cognato
chiedendo la smentita di quello che lui mezzora prima mi aveva detto, non potevo credere che lei era
morta, non così.

Infatti, il mio intuito non mi aveva tradito: era in coma irreversibile. Ora cercare un volo per arrivare a
Ravenna sarebbe stato un’impresa, ma fu una fortuna trovarlo subito. Arrivati in ospedale, al reparto di
rianimazione e vederla dal monitor tutta intubata fu uno shock per tutti. Chiedemmo di far intervenire
il cappellano dell’ospedale, doveva avere l’estrema unzione. Fu allora che il medico ci chiese il consenso
a espiantare gli organi. Insieme io e i miei genitori senza pensarci dicemmo si, ma quel si doveva essere
detto dal marito. Lui stesso ci ricordò che mia sorella avrebbe voluto così poiché ne parlava sempre. A lei
una volta morta non sarebbero serviti i suoi organi e che era un peccato farli marcire sotto terra, quando
poteva salvare la vita a qualcuno. Allora il si fu completo e quando l’attività celebrale( ore 20:00 del 12/
10/2006) si spense allora l’osservazione iniziò. Un’equipe dagli ospedali Riuniti di Bergamo vennero per il
cuore, per il fegato invece da Bologna. Espianto avvenuto tra la notte del 12 e 13 ottobre 2006 all’ospedale
di Ravenna. Sono stati prelevati e trapiantati il fegato e il cuore che hanno salvato la vita a due persone,

rispettivamente un uomo che nel 2006 aveva 50 anni e una persona (non siamo a conoscenza del sesso
poiché è stata trapiantata in Lombardia) che oggi ha 45 anni. Entrambi stanno molto bene e, grazie al dono
di mia sorella, hanno potuto avere una speranza di vita.

Ora non ci rimane che attendere di poter sapere chi sono queste persone che grazie alla mia Andy possono
ancora assaporare la vita.

Do il mio consenso a pubblicare la mia storia su TRAPIANTI…….. IL DONO DELLA VITA.

Grazie, per aver letto la storia della mia amata sorella.

martedì 12 luglio 2011

PERCHE' DONARE GLI ORGANI DI UN PROPRIO CARO

                 



ERAVAMO UNA BELLA FAMIGLIA  DI QUATTRO PERSONE IO, MIA MOGLIE E I MIEI DUE FIGLI.
UNA FAMIGLIA COME TANTE..
MIA FIGLIA FREQUENTAVA  LA SCUOLA DI MATURITA .
L'ALTRO MIO FIGLIO, DOPO AVER OTTENUTO  UN ATTESTATO PROFESSIONALE
E TROVATO LAVORO AL NORD ITALIA E' ANDATO VIA PER LAVORARE SU AL NORD..
ERAVAMO UNA FAMIGLIA CONTENTA ,  STAVO PER RAGGIUNGERE IL MIO SCOPO DI SISTEMARE  I MIEI DUE FIGLI.
MIA FIGLIA AVEVA FREQUENTATO,ANCHE  UN CORSO DI  INFORMATICA.
AVEVA BISOGNO DI UN COMPUTER  E IO, ALLORA NON LAVORAVO  PURTROPPO NON AVEVO LA POSSIBILITA  DI COMPRARLO .
NEL BEL MEZZO DELLA CONTENTEZZA CI ARRIVA IN FAMIGLIA COME UNA MALEDIZIONE L'INCIDENTE DI MIA FIGLIA.
IO HO SEMPRE AVUTO UN GRANDE DISPIACERE E PREOCCUPAZIONE PER TUTTI QUELLI CHE SOFFRONO .
ARRIVO AL MOMENTO DI DECIDERE SE DONARE GLI ORGANI DI MIA FIGLIA O NO..
COME POSSO NON ACCONSENTIRE ALLA DONAZIONE,SAPENDO  QUANTE PERSONE STANNO SOFFRENDO PER AVERE UN ORGANO DA TRAPIANTARE ?
DOPO UNA SETTIMANA DI COMA TI VIENE DETTO CHE NON CE L'HA FATTA  E NON CI SONO PIU SPERANZE .
IO HO VOLUTO E DONATO CHE ALMENO I SUOI ORGANI CONTINUASSERO A VIVERE.
ADESSO CHE HO RITROVATO UN SUO ORGANO (IL CUORE) E LO SENTIAMO BATTERE  NORMALMENTE CI RALLEGRIAMO UN PO'.