Sono Camilla, una ragazza di 19 anni che vive a Carbonia.
Da bambina ero molto vivace e spensierata e mai avrei creduto che nell' ottobre del 2001, eseguendo una semplice analisi del sangue,sarebbe improvvisamente cambiata la mia vita.Da quel giorno, ho sorpreso spesso i miei genitori piangere di nascosto;sapevo che piangevano per me, ma ignoravo il perchè.Mi dicevano che per un po' sarei dovuta andare a fare delle visite in un ospedale di Cagliari ed io, assolutamente tranquilla, ho "accolto" la notizia con serenità, perchè sapevo che stavo bene e nessuno avrebbe potuto affermare il contrario.Invece passarono settimane,mesi e i medici mi diagnosticarono una epatite autoimmune: i miei anticorpi, per cause sconosciute tutt'oggi, aggredivano il mio fegato,riconoscendolo come elemento estraneo al mio corpo.Da quel giorno, decisero che dovevo assumere massiccie dosi di cortisone e altri farmaci che alleggerivano ma non placavano l' attacco degli anticorpi verso il fegato.
Ho iniziato a capire che non sarei più guarita perchè i mesi passavano e nessun medico mi diceva che potevo sospendere quella terapia che mi indeboliva, mi faceva ingrassare e mi faceva crescere peluria in tutto il corpo.Ho sofferto tanto da piccola, perchè di colpo mi ritrovai come in una prigione, dove mi privavano della mia vitalità; e poi, a scuola sentivo che qualche compagno mi prendeva in giro perchè ero diventata robusta e avevo spesso bisogno di dormire.
La mia vita durante il periodo delle scuole medie era abbastanza tranquilla:avevo compagni che mi accettavano per quella che ero e poi ormai mi ero abituata a quello stato di apatia che la malattia mi provocava.
Compiuti i 14 anni entrai alle superiori, al liceo Classico. Ho scelto questa scuola sia perchè predisposta alle materie umanistiche, ma soprattutto perchè già da qualche anno pensavo che se nessuno aveva ancora trovato la cura al mio male, forse potevo essere io perlomeno a trovare un qualche farmaco che mi avrebbe fatto stare meglio.
Invece quell' anno del 2007, accadde qualcosa di imprevisto: verso gennaio iniziai ad avere dei collassi, a impiegare mezz' ora per un tragitto che prima facevo in dieci minuti al massimo;ma non mi preoccupavo pensando fosse lo stress scolastico.
Ma, il 10 febbraio, mi mancarono completamente le forze, non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto.Fui ricoverata d' urgenza al Maciotta di Cagliari, dove da anni ero seguita.
Di quell' anno ricorderò sempre il mio 15esimo compleanno, il 12 febbraio, passato da sola in ospedale, con la consapevolezza che molto probabilmente sarebbe stato l' ultimo.
Dopo qualche giorno di dimissione dall'ospedale,a marzo mi ricoverarono al Brotzu di Cagliari per ulteriori e più approfonditi accertamenti.E se i miei anni di malattia erano sempre stati caratterizzati da una certa forza interiore, quando la situazione degenerò, arrivai alla rassegnazione: sapevo che non avrei vissuto a lungo ed è una sensazione bruttissima a 15 anni sapere che devi morire e non avrai mai un lavoro, una casa, una famiglia, non ti innamorerai,non invecchierai.
Ma poi.... ecco la notizia che forse mi poteva restituire un briciolo di speranza: una giovane dottoressa che mi seguiva al Maciotta mi disse "Sai che c'è la possibilità di un trapianto?"
Incontrai, insieme ai miei genitori, il dr.Fausto Zamboni, primario del centro trapianti. Mi disse che avrei eseguito gli esami di routine per l' idoneità dell' inserimento in lista d' attesa a giugno o luglio.
Passarono tre interminabili mesi, in cui ogni notte avevo paura di dormire perchè non ero sicura di svegliarmi al mattino. Arrivò il momento di eseguire le visite e finalmente mi inserirono in lista d' attesa.Mi rimaneva soltanto di aspettare la chiamata dalla caposala Vincenza che mi diceva "Camilla, c'è un fegato per te"
Era il 25 agosto 2007 quando quella chiamata arrivò.Avrei eseguito il trapianto il giorno dopo.Quella, fu la prima notte in tanti anni, in cui dormii serenamente: perchè sapevo che dal giorno dopo non avrei più dovuto sopravvivere, ma avrei VISSUTO.
Il risveglio dopo il trapianto fu caratterizzato da dolori atroci, ma riuscivo a sopportarli perchè per la prima volta riuscivo a sentirmi completamente libera...
Ho saputo di Alessio, il mio donatore,il giorno dopo il trapianto.Ho pianto perchè aveva la mia stessa età e meritava anche lui di vivere...
Ho deciso di farti vivere con me Alessio. Mai potrò dimenticarmidi te e di quel 25 agosto 2007,giorno in cui solamente sette piani ci dividevano; eravamo così vicini ma così lontani perchè non sapevamo ancora che i nostri destini si stavano per incrociare e mentre io mi preparavo ad una nuova vita tu te ne andavi via per sempre..è stato difficile accettare il fatto che una giovane persona stava per cedermi le sue ali,ma tu sai,caro Alessio,che sin dal primo istante,ho promesso di vivere anche per te...
Grazie all' incredibile gesto di solidarietà che è la donazione degli organi, oggi sono tornata ad essere spensierata come quando ero bambina, ho scampato la morte grazie a chi ha scelto di non sepellire gli organi di un angelo, ma di farlo vivere in qualcuno che se ne stava andando...
A un passo più in là ci sono tante altre persone, un' altra Camilla che non può sperare in un futuro se qualcuno non trasformerà la fine della vita in un nuovo inizio.Non rendere vana la morte,dalle un senso,sappi che donando gli organi salverai tante vite.
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