sabato 21 maggio 2011

IL MIO AMICO O

Il 26 febbraio 2002 iniziai ad usare l'ossigeno.
La mattina mi portarono a casa i bombolotti. Ero distesa a letto: attonita, incredula, spaventata, choccata. Loro
dopo 14 anni erano rientrati a casa mia.
Subito dissi "Io non esco più di casa", disperata com'ero.
No, scherziamo!!!! Mi venne in mente subito l'esempio di mio papà e quello che mi ero sempre promessa fin
dall'inizio dell' apertura della mia dura parentesi.
Al pomeriggio stesso alle 16.00 ero fuori scuola per prendere mia figlia.
I bambini mi guardarono strabuzzando i loro ingenui occhietti: alcuni, i più audaci, i più curiosi, mi domandarono cosa

fosse e perchè avessi quei tubicini nel naso. Io semplicemente risposi" E' un aerosol speciale che viene dalla Luna
perchè non mi passa la tosse". Loro andarono via contenti perchè forse credevano di aver visto, mah, chissà, un
aerosol da extraterrestre :-) :-) .
Subito, come è mia abitudine per sdramatizzare le cose, diedi un nome allo stroller e al bombolotto. Li chiamai CIP (
lo stroller ) CIOP ( il bombolotto), facendo così anche la felicità di Elena, mia figlia che allora era una piccola bimba di
8 anni. Quante volte poi parlavamo e scherzavamo su di loro: spesso le dicevo che quando la mamma sarebbe
guarita avrebbe preso Cip e Ciop e buttati fuori dalla finestra lanciandoli come un frisbee....e per strada sarebbero
arrivati in testa a qualcuno .....ohi, ohi, che male!! e Elena giù a ridere :-) :-).
In casa, soprattutto la notte, mi attaccavo a Ciop, invece, finchè le forze me lo permisero portavo fuori Cip dentro uno
zaino aperto in alto, sulle spalle. Uscivo, camminavo, andavo per negozi, in macchina dosando la quantità a seconda
della necessità e a quello che mi avevano detto i medici.
Quando, invece, la malattia iniziava sempre più a farsi sentire, le forze ed il fiato erano quelli che erano, Cip lo misi

su un carrellino e me lo trascinavo a mò di cagnolino, quando ovviamente non ero accompagnata da qualcuno.
La cosa più fastidiosa che ricordo è , avendo passato anche l'inverno insieme a Cip e Ciop, il naso sempre freddo a
causa del flusso gelido che costantemente entrava. Mi ero anche procurata un piccolo cappuccio di lana da collocare
sul naso...ma niente...certe sere arrivavo talmente stanca che, avendo il naso praticamente congelato, non riuscivo
più a capire se respiravo, quanto, che ossigenazione avevo...e via a misurare col saturimetro...mah che confusione!!!
Contuinuavo a fare la mia cyclette con CIOP perchè l'unico modo per non farsi infinocchiare proprio del tutto dalle
nostre malattie è quello, finchè si può, di mantenere attivi i muscoli soprattutto quelli polmonari. Perfino, ricordo,
venerdì 4 aprile 2003, la mattina prima della mia "chiamata" ero lì in sella con l'ossigeno ormai a gogò, ma dovevo
farlo!!! (Ovviamente seguendo, e sempre lo dovete fare, la quantità che vi serve secondo il giudizio dei medici. Il
livello di guardia scende quando si va sotto i 90 di ossigenazione).
Tornata a casa dal trapianto, Cip e Ciop erano stati collocati, per mio ordine, fuori sulle scale. In quel momento non
avevo il coraggio, la voglia di vederli. Un giorno mi capitò di uscire per recuperare una bottiglia d'acqua. E lì li rividi.

Dissi loro "Grazie, amici miei, mi avete rotto sì, tanto le balle, ma solo voi mi avete tenuto in vita...grazie ed ancora
grazie, cari Cip e Ciop"
Il giorno che l'addetto al rifornimento li venne a prendere, stringendomi la mano mi salutò dicendomi " "Bene,
arrivederci" ed il gli risposi " Guardi sinceramente non vorrei più rivederlo...se non per un caffè" ed entrambi ci
mettemmo cordialmente a ridere. Per il momento....quel gentile signore non l'ho più rivisto.
Amici/che in scalata che conosco o anche altri a cui questa storia può arrivare, so che alcuni già lo fanno senza
problemi, altri non ancora, altri ci stanno pensando, altri ancora non se la sentono....USCITE FIERI, NON
VERGOGNATEVI, non avete ammazzato nessuno, non avete commesso nessun reato. Pensate quanta gente con
la coscienza sporca dovrebbe veramente chiudersi in casa od uscire con un cappuccio in testa!.
Se qualcuno vi continuerà ad osservare con occhi sì curiosi ma anche irriverenti, come è capitato non tanto a me ma
con mio papà, fissatelo anche voi e dentro di voi ditegli " Problemi, se sono malato? Dio ha voluto così perchè
sono un GRANDE!"

Giovanna CORDER

Potete pubblicare questa mia testimonianza sul blog Trapianti...il dono della vita. 

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