sabato 21 maggio 2011

La sconfitta della bestia nera

……due ignari destini si incrociano e si scambiano la staffetta della VITA….

PERCHE’ IO DOVREI DONARE?
Spesso evitiamo questa domanda, ritenendo che il trapianto sia estraneo alla nostra vita. Donare i propri organi e
tessuti significa salvare vite umane o curare gravi malattie. Ognuno di noi potrebbe avere bisogno di essere curato.
IO HO AVUTO BISOGNO.

23/04/2002 – NIT
? TRAPIANTO

Mio papà morì il 15/02/1988 a 58 anni di fibrosi polmonare idiopatica.
Da allora mai e poi mai avrei pensato di veder ricomparire nella mia vita questa brutta malattia che devasta il fisico e l' anima così
prepotentemente perché toglie ciò che è vita: il respiro.
Io feci il mio personale incontro con la "bestia nera" nel lontano marzo 1994. Ero incinta, Elena mia figlia, sarebbe dovuta nascere 20 giorni dopo
circa. Una notte mi venne un violento ed insistente attacco di tosse che mi portò in dispnea. Allarmata, mi recai con mio marito all'ospedale dove
avevo deciso di partorire. Dopo una radiografia, i medici mi diagnosticarono una bronchite trascurata e la dispnea aggravata dal pancione che
ormai premeva sul diaframma. Uno sciroppo, un pò di aerosol e morta lì.
Passarono gli anni, mi continuava la solita tossetta e incosciamente si insinuavano in me i primi dubbi che però assolutamente rifiutavo di
prendere in considerazione. Nel marzo 1997 decisi di andare da un carissimo medico, amico di famiglia. Egli auscultandomi il torace percepì che
qualcosa non andava. Mi fece fare un rx. Il 07/03/1997, la prima sconvolgente sentenza fu "Giovanna, mi sa che sia come il papà".
Lì il mondo mi crollò addosso.
Mi consigliò di andare subito per tutti gli accertamenti nel reparto di Pneumologia di Treviso diretto dal Prof.
Santelli. Nel frattempo recuperai la famosa radiografia fatta tre anni prima. Le radiografie si potevano
sovrapporre. E in quell'ospedale, all'epoca, non si erano accorti di nulla. Non sarebbe cambiato un granché, anzi forse è stato meglio così
perché almeno ho vissuto con serenità i primi tre anni di vita di Elena, l'ho allattata per tanti mesi ed ho continuato la mia vita. Comunque i miei
complimenti a quei medici.
Sottoposta a molteplici esami, alla fine il Prof. Santelli, al quale non sarò mai abbastanza grata per la sua bravura, professionalità, sensibilità e
lungimiranza che mi hanno permesso ad arrivare al traguardo, non poté che diagnosticare una fibrosi polmonare idiopatica bilaterale, progressiva
ed irreversibile con conseguente grave insufficienza respiratoria di tipo restrittivo.
E rieccola la "bestia nera".
Il mio futuro, ovviamente, si fece più scuro, le prospettive le conoscevo fin troppo bene. In ogni modo metabolizzato il colpo, non mi abbattei più
di tanto; continuai la mie attività quotidiane, insegnavo danza e ci riuscivo bene, facevo i miei quattro piani di scale, abituandomi a convivere con
il mio modo di respirare, con questa "spada di Damocle" e attendendo l'inevitabile e da me conosciuto peggioramento che mi auguravo arrivasse
il più tardi possibile.
L'allarme di codice rosso arrivò invece prima del voluto. Precisamente al controllo spirometrico dell' 11/09/2001 (data storica anche per tutto il
mondo) i valori erano andati al di sotto del limite di guardia. La pacchia era finita. Da lì il Prof. Santelli iniziò seriamente a parlarmi di trapianto,
possibilità che io, in quel momento, rifiutai per paura e perché non volevo accettare di essere peggiorata fino a quel punto. Dopo avermi convinta, si
mise subito in contatto con il "nostro" reparto di Chirurgia Toracica di Padova. Incontrai il Prof. Sartori l'08/01/2002, il quale mi tracciò la via che
stavo per intraprendere, premettendo subito che non sarebbe stata una passeggiata.
" LA SCALATA DI UNA MONTAGNA E' FATICOSISSIMA. MA QUANDO ARRIVI IN CIMA, IL PANORAMA E'
INDESCRIVIBILE"
Nello stesso tempo mi diede una forte speranza perché mi presentavo in condizioni fisiche molto buone che consentivano di avere tempo sufficiente.
Dopo l'effettuazione di tutti gli esami, che tutti noi conosciamo, entrai definitivamente in lista d'attesa il 23/04/2002. Nel frattempo il 26/02/2002
avevo iniziato ad usare l'ossigeno. Non dimenticherò mai il giorno che portarono i bombolotti a casa e gli occhi di mio fratello quando mi vide con
le cannucce sul naso. Per il momento aveva vinto ancora lei, "la bestia nera". Da quel momento però, le giurai una dura battaglia.
Da quel giorno io entrai nel tunnel della mia nuova vita. Era buio e la luce non si poteva vedere. Le possibilità di farcela c'erano, ma non la
certezza e non la sicurezza di avere la forza di non mollare perché purtroppo io sapevo come sarebbe evoluta la cosa. L'immagine di mio papà ,
più sfortunato di me, di quanto ha sofferto non è mai stata così limpida come in quel periodo. Mai e poi mai ho parlato tanto con lui come nei

giorni più bui e di maggior sconforto. Per rallegrarmi, mi convincevo, vedendolo sorridermi, che da lassù, da buon organizzatore qual' é sempre
stato, aveva già preparato tutto e sapeva che senz'altro sarebbe arrivato al momento giusto per me un organo donato da non si sa chi con un gesto
d'amore, di generosità e di altruismo inestimabili.
05/04/2003 - ore 4.00 di sabato mattina. La TELEFONATA " Signora, sono la dott. ssa Loy , ci è stata segnalata una donatrice compatibile con lei.
Io parto per Torino, lei arrivi al Policlinico alle 8.30. " Ho chiuso gli occhi ed ho visto realmente la luce all'uscita del tunnel.
ore 11.30 - entro in sala operatoria. Mi addormento, malata.
ore 16.00 - domenica 06/04/2003 mi risveglio in rianimazione, guarita
08/04/2003 - salgo in reparto
10/04/2003 - primo pianto di liberazione e di gioia. Magnifico
30/04/2003 - broncoscopia per rigetto. No, non c'è. Rigetto mi evoca la parola rifiuto. Come si fa a rifiutare un dono del genere? Io fin dalle prime
ore parlavo ai miei "bambini bianchi" dicendo loro di non far la lotta col nuovo arrivato, ma di giocarci insieme. Mi hanno sempre ascoltato
e tuttora mi ascoltano. ( lo stesso non vale per cito, il mio amante focoso, che non mi ha abbandonato per tutto il primo anno; penso di essere
diventata famosa in reparto per questo).
02/05/2003 - ore 20.30 " Signora, può tornare a casa ". Ho percorso il corridoio del reparto senza mai guardarmi indietro. Mi lasciavo alle spalle
un periodo della mia vita difficilissimo, la mia nuova vita aveva inizio da lì.
Arrivata a casa, ho inondato di luce e di lacrime tutte le stanze. Non vi dico a rivedere la mia bimba.
E' per lei , per mio marito, per tutte le persone che mi vogliono bene che ho lottato fino alla fine con
la "bestia nera" Le avevo giurato battaglia fin dall'inizio. Essa aveva già vinto una volta.
1 a 1 PARTITA FINITA.
La mia montagna era diventata una collina. Ora a distanza di otto anni, è un dosso e la mia vita è Meravigliosa.
Durante l'anno d'attesa ed un pò oltre ho affidato ad un semplicissimo block notes i miei pensieri, le mie emozioni, le mie sensazioni che mi
venivano in mente a qualsiasi ora della giornata e in qualsiasi momento. Buttate là, ascoltando il mio cuore, per sfogo, talvolta senza forma. Il
mio trapianto fu meraviglioso e sono sempre più convinta che qualcosa di miracoloso Lassù in tutto ciò è avvenuto. Potei togliere così il punto di
domanda e sostituirlo con una data.

23/04/2002 NIT
05/04/2003 TRAPIANTO

Ora che tutto è finito, guai se non avessi iniziato quel libretto. Ancora adesso ogni tanto lo rileggo. Mi aiuta e tenere vivo il ricordo delle sensazioni
indescrivibili provate, mi aiuta a non aver più " paura di avere paura", mi aiuta a ricordare sempre quanto non ci si rende conto mai abbastanza,
quanto vuol dire avere la salute, mi aiuta a ricordare il privilegio che abbiamo noi che abbiamo conosciuto, perché no, il pensiero della morte
di cogliere l'essenza vera delle piccole cose, mi aiuta a ricordare che la vita è bella nonostante tutto perché è pur sempre la tua vita, mi aiuta a
ricordare che è normale avere momenti di cedimento perché nessuno mai ci ha chiesto di essere dei super uomini, mi aiuta a ricordare di non dar
nulla per scontato, il camminare, il parlare, il respirare, mi aiuta a non perder mai la speranza, mi aiuta a ricordare sempre le persone che soffrono
più sfortunate di noi, mi aiuta a ricordare che il TRAPIANTO E' VITA. DONARE GLI ORGANI è DONARE VITA.

Un grazie dal più profondo del cuore a quella donna e alla sua famiglia che con la loro generosità mi hanno ridato la vita.
Un grazie alla nostra insostituibile dottoressa, donna di inestimabile bravura e professionalità.
Un grazie alle preziosissime mani del nostro carissimo Chirurgo
Un grazie ai nostri Pneumologi di fiducia.
Un grazie a tutto il personale del reparto, ineguagliabile nelle sue capacità e dedizione alla "nostra grande famiglia".
E un grazie a mio papà, al quale dedico questa mia semplice storia.

Giovanna CORDER

Potete pubblicare questa mia testimonianza sul blog Trapianti...il dono della vita.

1 commento:

  1. Ciao Giovanna,

    conoscevo gia un po della tua storia e quella del tuo papa'.

    Da qualche anno, quando virtualmente ti ho conosciuta ho capito subito come la pensavi riguardo noi donatori.Tu sei una grande donna e io ho voluto imitarti,senza riuscirci.

    Essere cosi riconoscenti come lo sei tu fa onore a noi donatori.

    Vorrei un po della tua forza che le mie forze si stanno esaurendo.

    Grazie Giovanna .

    Carmelo Ferraro.

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